Articolo tratto dal sito Nurse24.it,
Domani inizio il turno presso il nuovo reparto di degenza
per pazienti post-acuti, positivi al Covid-19. Sono giorni che ci stiamo
preparando per l’occasione, siamo un po' in ritardo. Domani sarò in campo
ulteriormente non solo contro il covid-19, ma per la salute pubblica. Come ho
sempre fatto e come hanno sempre fatto i colleghi infermieri, medici, oss,
tecnici, ausiliari, impiegati. Ma oggi, da infermiere, ho un pensiero anche per
i janitors, quelli che quasi non vedi la mattina quando inizi il turno. Quelli
che - come nel film “Bread and roses” di Ken Loach - lavorano e vivono con
dignità pulita portando via lo sporco della società, e per questo non chiedono
solo il rispetto e l’allargamento dei loro diritti, il pane, ma anche un futuro
migliore, una speranza ulteriore: le rose. Bene domani inizio il turno e lo
farò per il pane, ma anche per le rose.
Domani inizio il turno presso il nuovo reparto di degenza
per pazienti post-acuti, positivi al Covid-19. La struttura, i servizi, i
reparti esistenti sono stati tutti spazzati via per creare d’urgenza questa
unità e permettere di decongestionare altri servizi, ormai allo stremo.
Uno scenario che, come un domino inarrestabile, ha travolto
tutto il paese ed ora coinvolge tutti i continenti.
Sono giorni che ci stiamo preparando per l’occasione: turni
rivisti, mobili spostati, materiali riordinati e spazi ridefiniti. Colleghe e
colleghi nuovi cui presentarsi, che magari da anni incrociavi al marcatempo
senza nemmeno salutarli.
Ci sarà tempo per conoscersi meglio, obbligatoriamente
nell’immediato, e più in termini relazionali poi, lavorando gomito a gomito, condividendo
giornate, sviluppando stima ed affetto.
Altro non possiamo fare ed è giusto, in questa situazione,
che sia così. Necessariamente ci si dovrà disintossicare dalla cattiva cultura
che ha pervaso questa società e che di sicuro ha accompagnato il crescere
dell’infezione, alimentata da odi e personalismi, competitività e rivalità.
Poi chi vorrà, potrà tornare alle meschinerie e agli egoismi
del passato, ma non troverà più spazi e seguaci come prima, perché oggi la
solidarietà è una scelta di sopravvivenza, una risorsa dell’intelligenza e un
investimento collettivo per il futuro.
Domani sarò quindi in servizio. Un po’ in ritardo rispetto a
tanti che hanno iniziato da settimane e che già sanno cosa significa lavorare
quattro ore incarcerati nella tuta impermeabile, oppure otto ore comunque
bardati da capo a piedi senza indicazioni teoriche e pratiche sulla possibilità
di andare in bagno, bere un bicchiere d’acqua, cambiarsi l’assorbente.
In merito, il nostro corso aziendale ha ricordato il divieto
dell’uso del cellulare. Fatto che non facilita certo l’adattamento in questa
fase, ma può essere un’occasione per liberarsi un po’ dall’uso spasmodico dello
strumento, diventato ormai un feticcio della nostra esistenza, vero e proprio
prolungamento sensoriale del nostro corpo.
Certo, si sarebbe preferita occasione diversa rispetto ad un
corso aziendale che non è riuscito a chiarire le molte questioni in relazione
ad una gestione sicura dei DPI: sulla necessità di idratarsi, mangiare e fare
pipì, come scritto, o come comportarsi con alcuni accessori personali quali, ad
esempio, gli occhiali: Come faccio se li devo togliere perché, essendo miope,
non ne ho bisogno per leggere? o Come faccio se li devo mettere perché, essendo
presbite, ne ho bisogno per leggere? “Ah! Debbo usare il cordino tenendoli
penzoloni sul camice?” Queste, come tante altre questioni, banali ma
stringenti, sono rimaste sospese. E molte altre lo saranno.
"L’impressione è quella di trovarsi in una situazione in cui
quadri dirigenti, staff aziendali ed addetti ai lavori non siano riusciti a far
tesoro, nell’immediato, delle esperienze vissute nelle scorse settimane nelle
aree del paese che per prime hanno affrontato le emergenze sanitarie
evidenziatesi nelle prime fasi dell’epidemia"
Un dato di cui si dovrà tenere conto quando presto (ma sì,
presto, dai!) si tornerà alla normalità, per fare in modo che saperi e pratiche
vengano davvero condivise e studiate, con modalità e partecipazione diverse
dalla didattica anaffettiva, gerarchica e fine a sé stessa utilizzata fino ad
oggi.
Domani sarò in campo ulteriormente non solo contro il
covid-19, ma per la salute pubblica. Come ho sempre fatto. Come hanno sempre
fatto colleghe e colleghi infermieri, oss, tecnici, ausiliari, impiegati,
medici. Con l’ausilio anche in molti casi delle famiglie e dei pazienti. Di
tutti insomma.
Anzi, in particolare, da infermiere, fatemi parlare anche di
chi è dimenticato da tutti. Fatemi ricordare chi deve pulire un corridoio, una
camera, un salone in poco tempo, per uno stipendio misero e in condizioni di
sicurezza di cui sarebbe bene discutere. Parlo di coloro che in inglese vengono
chiamati janitors, gli addetti alle pulizie.
Quelli che quasi non vedi la mattina quando inizi il turno.
Quelli che rimproveri qualche volta perché non hanno pulito bene. Quelli che si
dovranno portare via quintali e quintali di immondizia infetta. I sacchi in cui
noi getteremo a fine turni, sfiniti, i nostri DPI, saranno portati via dagli
invisibili janitors, i quali, mi auguro, siano messi nelle condizioni di
lavorare in sicurezza per la loro salute.
Me lo auguro e lo auguro a loro, anche perché hanno poche
possibilità di protestare e fare sciopero, come in questi giorni invece -
giustamente - corrieri ed operai hanno fatto.
Ecco, da infermiere, nato nella cultura dell’assistenza e
della solidarietà – il team competitivo lasciatelo ai venditori di fumo – oltre
ai colleghi e agli ammalati, è giusto che il mio pensiero vada anche ai
janitors, termine che ho appreso nel vedere il film “Bread and roses” di Ken
Loach, in cui si parla di immigrati, di addetti alle pulizie, di donne e uomini
che lavorano e vivono con dignità pulita portando via lo sporco della società,
e per questo non chiedono solo il rispetto e l’allargamento dei loro diritti,
il pane, ma anche un futuro migliore, una speranza ulteriore: le rose.
"Bene domani inizio il turno e lo farò per il pane, ma anche
per le rose"