23 aprile 2020

Ecco come valorizzare chi ha combattuto il virus anche a mani nude. Le proposte di Cgil, Cisl e Uil

Lettera inviata al Quotidiano sanità da parte di Uil, Cisl, Cgil;

Orari di lavoro dilatati, turni senza soluzione di continuità, tutto determinato dall’esigenza di non sguarnire reparti che si affollavano, di minuto in minuto, di pazienti affetti da Covid19 da curare senza una terapia specifica, con difficoltà nei processi diagnostici, in carenza di ventilatori, senza protocolli omogenei che da subito definissero percorsi separati dai pronto soccorso alle degenze. Per questi lavoratori non ci sono oggi riconoscimenti adeguati ipotizzabili al contributo che stanno dando nell’Emergenza.

Gentile Direttore,

tre mesi di Covid19. Tre mesi di emergenza sanitaria. Dei tanti numeri che si rincorrono ogni giorno e che tracciano la mappa dei contagi, quello che si sottolinea raramente è che quei numeri che ci spaventano cosi tanto potevano essere molto più elevati se a contenere l’emergenza, spesso a “viso scoperto e mani nude”, non ci fosse stato il coraggio e la resistenza dei professionisti sanitari.

Senza Sanità Pubblica la pandemia poteva trasformarsi in una tragedia di proporzioni ben più rilevanti. Come spesso accade nelle prime ore, quando grazie proprio ad una professionista sanitaria si è compreso che nel nostro Paese era presente il virus Sars-Cov2, l’attenzione delle sigle sindacali FpCgil Cisl Fp e Uil Fpl si è concentrata sulla sicurezza.

La carenza dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) è stata da subito il punto centrale della vertenza portata avanti in tutte le aziende e nei confronti del Governo.

A questa hanno fatto seguito accordi, protocolli, ma anche azioni legali (denunce e diffide). Oltre alla sicurezza anche le condizioni di lavoro sono state oggetto di attenzione.

Orari di lavoro dilatati, turni senza soluzione di continuità, tutto determinato dall’esigenza di non sguarnire reparti che si affollavano, di minuto in minuto, di pazienti affetti da Covid19 da curare senza una terapia specifica, con difficoltà nei processi diagnostici, in carenza di ventilatori, senza protocolli omogenei che da subito definissero percorsi separati dai pronto soccorso alle degenze.

Procedere alla assunzione di ulteriori figure professionali è stato il nostro ulteriore punto di attenzione, individuando soluzioni che oltre alla cronica carenza di personale affrontassero anche la esigenza di reclutare specialisti, il tutto al fine di gestire la presenza di questo virus per un tempo lungo in attesa di uno specifico vaccino.

Garantire a tutte le strutture di operare con un numero maggiore di personale, di lavorare con strumenti adeguati di protezione individuale, riconoscere e valorizzare, anche economicamente, l’operato dei professionisti sanitari.

A tal fine abbiamo intrapreso i confronti con il Ministro della Salute e con la Conferenza delle Regioni, discutendo non solo della condizione dei presidi ospedalieri ma anche accendendo i riflettori sul territorio (cure primarie, residenze assistite e centri residenziali per soggetti fragili).

In particolare, per ciò che attiene i provvedimenti volti al potenziamento del SSN, intendiamo ribadire alcune nostre richieste inviate a Parlamento, Governo, Regioni ma aperte anche al confronto con gli ordini professionali.

Per ottenere la valorizzazione economica del personale del SSN abbiamo presentato emendamenti e formulato articoli che intervengono sul tema in quanto abbiamo ritenuto insufficiente quanto sino ad oggi messo in atto dal Governo e dalle Regioni che si limitavano all’incremento della remunerazione del lavoro straordinario.

Per questi lavoratori non ci sono oggi riconoscimenti adeguati ipotizzabili al contributo che stanno dando nell’Emergenza, a maggior ragione la rivalutazione di alcune indennità e la maggiorazione dello straordinario non possono rappresentare ciò che viene riconosciuto loro.

Chiediamo pertanto di poter utilizzare Risorse Aggiuntive Nazionali e Regionali in deroga ai vincoli dell’art. 23, d.lgs. 75/2017, ed al di fuori dell’attuale modalità di costituzione dei fondi per la contrattazione collettiva, riconoscendo un’ indennità Covid-19 per fasce di intensità di esposizione che sia erogabile tramite accordi aziendali, sulla base di Accordi Regionali con le OO.SS. che definiscano quote di RAN (risorse aggiuntive nazionali da prevedere nel DL 18/20) e RAR (risorse aggiuntive regionali) e criteri di ripartizione delle stesse.

Per tutelare gli esercenti le professioni sanitarie, tecniche ed amministrative in merito ad azioni di responsabilità civile e penale occorse durante l’Emergenza Covid19, riteniamo che vada rivisto il concetto di colpa grave, per chiarire, senza possibili fraintendimenti, che verso tali soggetti non possono essere esercitate azioni di rivalsa da parte di terzi per la responsabilità civile, penale e contabile, se non circoscritte al solo caso di dolo.

Fermo restando la responsabilità datoriale nel caso in cui gli esercenti la professione sanitaria abbiano subito un danno.

A chiarimento delle norme a tutela del personale del SSN sin qui introdotte va chiarito che l’infortunio per contagio Covid19 viene sempre riconosciuto a tutto il personale sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale che lavora nelle strutture pubbliche e private e risulti positivo, senza ulteriori obblighi di certificazione.

Inoltre, il Parlamento e il Governo devono intervenire a modificare la norma di cui all’art. 7 del D.L. n. 14 del 9 marzo 2020, che esclude dalla quarantena il personale sanitario e dei servizi essenziali.

E’ paradossale, infatti, che a fronte dell’evidenza scientifica e statistica dell’incidenza dei contagi del personale sovraesposto al rischio, perché operante in ambienti Covid19, si preveda addirittura la cancellazione delle tutele previste dalle norme che regolano salute e sicurezza in materia di sorveglianza sanitaria.

Sono tanti i temi affrontati e già regolati dal Protocollo del 24 marzo, siglato tra il Ministero della Salute e le Organizzazioni sindacali confederali e di categoria, che necessitano di essere attuati dalle Regioni e dal Governo e di essere resi esigibili: adeguatezza e fornitura dei DPI; garanzia della somministrazione a tappeto e periodica dei test clinici per rilevare l’eventuale positività al Covid19 di tutto il personale sanitario e dei servizi essenziali che lavorano in Emergenza; Piano straordinario di stabilizzazione dei precari e di nuove assunzioni che devono essere programmate e finanziate in vista delle prossime manovre di riordino della spesa pubblica, prevedendo un finanziamento straordinario del fondo sanitario nazionale che guardi oltre l’emergenza per potenziare i servizi pubblici e incrementare gli stipendi dei lavoratori della sanità; linee guida nazionali sulla separazione dei percorsi assistenziali per la medicina territoriale, rete dell’emergenza e reparti ospedalieri, rsa e strutture residenziali tra aree covid19 e non covid19 con relativi adeguati finanziamenti e strumenti organizzativi su tutto il territorio nazionale; intervento necessario sugli accreditamenti dei gestori privati dei servizi pubblici che ancora non riconoscono i CCNL ai lavoratori da 13 anni (sanità privata) e 8 anni (Rsa) e che continuano a percepire risorse dalle Regioni traendo profitti dai sacrifici di lavoratori e cittadini.

Riteniamo indispensabile che sui punti sopra richiamati ci sia un intervento forte, coeso e concreto da parte del Governo e delle Regioni, per non vanificare l’operato e per valorizzare competenze e professionalità che stanno contribuendo a fronteggiare l’emergenza sanitaria nel Paese.

La politica può e deve fare la differenza anche in questo momento difficile, stando al fianco dei lavoratori. La rappresentanza sindacale e quella professionale devono individuare convergenze sugli strumenti finalizzati a raggiungere gli obiettivi contenuti nel Protocollo del 24 marzo 2020.

Nella prospettiva di affrontare il negoziato per il rinnovo del Contratto della Sanità e la revisione del ruolo degli ordini professionali è necessario un confronto costruttivo che metta al centro il valore di chi, operando nella sanità, e contribuendo a migliorare il bene comune deve essere gratificato attraverso miglioramenti salariali, un nuovo modello di classificazione, di riforma delle carriere e del sistema degli incarichi.

Tutti questi temi sono già presenti nella Piattaforma presentata da Fp Cgil Cisl Fp Uil Fpl il 18 febbraio per il rinnovo del CCNL Sanità.

Riteniamo che si possa lavorare ad un fronte ampio di rappresentanze che nella loro specificità e nella loro autonomia aprano un confronto e si rapportino, negli specifici ambiti, alle Istituzioni conseguendo risultati che possano rilanciare il sistema della salute nel nostro Paese.

Diversamente prevarrebbero le legittime prerogative soggettive ma che darebbero un segnale di divisione nel mondo della rappresentanza sanitaria.

Possiamo segnare una svolta storica per la sanità nel Paese, lo dobbiamo alle lavoratrici e lavoratori, ai cittadini, alle generazioni future per difendere e consolidare un sistema sanitario nazionale pubblico e universale che fa della cura dei cittadini e delle lavoratrici e dei lavoratori che li garantiscono il punto più alto di attenzione negli investimenti pubblici.

Serena Sorrentino

Segretaria generale Fp Cgil 

Maurizio Petriccioli

Segretario generale Cisl Fp

Michelangelo Librandi

Segretario generale Uil Fpl

 

 


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