Fonte: quotidiano sanità;
Molti i temi toccati oggi dal Pontefice nel suo
incontro con l’Associazione cattolica degli operatori sanitari. A partire dal
tema della deriva aziendalistica dei servizi sanitari sui quali era già
intervenuto anche in altre occasioni. Monito anche sulle condizioni di lavoro
in sanità: “In un ambiente dove il malato diventa un numero, anche voi
rischiate di diventarlo e di essere “bruciati” da turni di lavoro troppo duri,
dallo stress delle urgenze o dall’impatto emotivo”. E infine il riferimento
all’obiezione che deve mai diventare “motivo di disprezzo o di orgoglio” da
parte di chi la pratica.
“La pratica dell’obiezione di coscienza nei casi estremi in
cui sia messa in pericolo l’integrità della vita umana, si basa sulla personale
esigenza di non agire in modo difforme dal proprio convincimento etico, ma
rappresenta anche un segno per l’ambiente sanitario nel quale ci si trova,
oltre che nei confronti dei pazienti stessi e delle loro famiglie”, così Papa
Francesco durante il suo incontro con l’Associazione cattolica degli
operatori sanitari.
Una scelta da compiere con rispetto. “La scelta dell’obiezione,
tuttavia, quando necessaria, va compiuta con rispetto – ha sottolineato il
Pontefice - perché non diventi motivo di disprezzo o di orgoglio ciò che
deve essere fatto con umiltà, per non generare in chi vi osserva un uguale
disprezzo, che impedirebbe di comprendere le vere motivazioni che ci spingono”.
“È bene invece cercare sempre il dialogo, soprattutto con coloro che hanno posizioni diverse, mettendosi in ascolto del loro punto di vista e cercando di trasmettere il vostro, non come chi sale in cattedra, ma come chi cerca il vero bene delle persone”, ha detto ancora Papa Francesco che è poi tornato sul tema dell’aziendalizzazione e della deriva di mercato della sanità che aveva già toccato in altre occasioni (vedi i due messaggi papali in occasione della giornata mondiale del malato 2018 e 2019).
“Lo sforzo di trattare i malati come persone, e non come numeri – ha osservato il Papa - deve essere compiuto nel nostro tempo e tenendo conto della forma che il sistema sanitario ha progressivamente assunto”.
“La sua aziendalizzazione – ha sottolineato - che ha posto in primo piano le esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi, ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona, la quale ha l’esigenza di essere capita, ascoltata e accompagnata, tanto quanto ha bisogno di una corretta diagnosi e di una cura efficace”.
Il sistema sanitario pubblico o privato non può diventare una catena di montaggio. “La guarigione passa non solo dal corpo ma anche dallo spirito, dalla capacità di ritrovare fiducia e di reagire; per cui il malato non può essere trattato come una macchina, né il sistema sanitario, pubblico o privato, può concepirsi come una catena di montaggio. Le persone non sono mai uguali fra loro, vanno capite e curate una per una, come fa Dio: Dio fa così. Questo esige ovviamente da parte degli operatori sanitari un notevole impegno, che spesso non è compreso e apprezzato a sufficienza”, ha detto ancora Francesco.
Che poi si rivolge direttamente agli operatori: “La cura che prestate ai malati, così impegnativa e coinvolgente, esige che ci si prenda cura anche di voi. Infatti, in un ambiente dove il malato diventa un numero, anche voi rischiate di diventarlo e di essere “bruciati” da turni di lavoro troppo duri, dallo stress delle urgenze o dall’impatto emotivo”.
“È quindi importante che gli operatori sanitari abbiano tutele adeguate nel loro lavoro – spiega il Papa – e che ricevano il giusto riconoscimento per i compiti che svolgono e possano fruire degli strumenti adatti per essere sempre motivati e formati”.