Articolo del sito: nurse24.it;
Gli insegnamenti di queste settimane, le relazioni costruite,
la rabbia e la disperazione, ma anche la felicità, l’orgoglio e la stima,
dovranno trovare un respiro più ampio della falsità dell’eroe o del lamento per
il martire o ancor più della rivendicazione immediata, reattiva e corporativa
che grida più al premio che non al cambiamento. Quello che si è appreso in
questi mesi - e che è costato (e continua a costare) un alto prezzo in vite
umane - dovrà essere investito in un impegno che si prolunghi nel tempo per
avere una società migliore, per evitare che i torti vengano cancellati.
L’impressione è che molto presto degli eroi rimarrà poco
L’ultimo report
dell’Inail in merito al contagio da Sars-CoV-2 sul lavoro prende
in considerazione il periodo che intercorre dalla fine di febbraio al 15
maggio, rivelando la cifra di 43.399 denunce, con un aumento di 6.047 casi,
corrispondente al 16,2% circa rispetto
ai 37.352 rilevati in data 4 maggio.
L’età media dei contagiati è di 47 anni e nel
71,7% si tratta di lavoratrici. In aumento anche gli esiti infausti (42)
portando i decessi al totale di 171, che hanno, come valore mediano
dell’età per entrambi i sessi, i 59 anni, di cui il 82,5% dei colpiti è di
sesso maschile.
Le regioni del Nord-Ovest continuano ad
avere più della metà delle denunce (55,2%) e dei casi mortali (57,9%), con alte
percentuali legate alla sola Lombardia: 43,9% dei decessi e il 34,9% dei
contagi.
Le professionalità maggiormente interessate continuano ad essere quelle dei tecnici della salute (in cui prevalgono gli infermieri), seguite da oss e da medici. In buona sostanza si conferma l’andamento delle rilevazioni delle scorse settimane dove alla narrazione del sanitario eroe si affianca quella del sanitario martire.
Rappresentazioni denunciate del resto anche sui social nei giorni scorsi. Significativa la vignetta apparsa su vari profili di FB in cui un’infermiera chiede vari miglioramenti e le viene sistematicamente risposto in maniera negativa. L’immagine è intitolata: “Infermieri eroi… ma non martiri”.
Affermazione significativa che racchiude tutta la sofferenza
dei professionisti e la sensazione che nel tempo molte aspettative andranno
deluse. Quasi una previsione, perché la figura dell’eroe/martire nasconde in sé
sempre una realtà alterata, distorta, edulcorata nella migliore delle ipotesi,
o falsa e meschina il più delle volte.
Passerà il tempo degli eroi e si dovrà onorare i martiri –
tutti – nel solo ed unico modo possibile: costruire le condizioni che non
permettano più lo sfacelo che è stato
A New York, su un lato di Times Square, l’artista Sergio
Furnari ha piazzato la sua opera titolata: “Covid Hero monument”.
Rappresenta un uomo, in tuta bianca, inginocchiato all’interno di un cuore
rosso, mentre leva lo sguardo e le braccia al cielo quasi ad invocare la fine
di un tormento non più sopportabile. Un’opera vicina alla realtà più di quanto
non si creda, che supera l’immagine dell’eroe sanitario, omaggiato in molte
altre rappresentazioni al pari dei molti supereroi della finzione filmica e
fumettistica e riporta alla drammaticità delle centinaia di fotografie di volti
sofferenti per i DPI dopo otto ore di turno.
O peggio, come nel caso del calvario di Pamela Ann Orlando,
l’infermiera statunitense che ha registrato un fotogramma dopo l’altro i giorni
della malattia Covid-19 che l’ha colpita fino all’esito fatale. L’impressione
è che molto presto degli eroi rimarrà poco.
La speranza di un cambiamento sembra infrangersi contro un
senso di delusione man mano che le giornate mostrano un ritorno ad una certa
normalità che, però, non sarà più quella di prima. Il New York Times pubblica
in prima pagina i nomi e l’identità di mille vittime di Covid-19: l’1% di una
curva esponenziale di crescita che sembra non volersi fermare, per gli USA
colpiti più dall’inazione dei suoi governatori che non dal virus stesso.
I flashmob si
moltiplicano in Italia e nel mondo per
chiedere maggiori diritti, maggiore giustizia. Il rischio è che tutto passi,
facilitati dallo stordimento di una movida tanto desiderata quanto stupida, per
tornare ognuno, ancor più, a chiudersi nella propria bolla sociale dove per
mesi si è stati costretti ad una socialità di plastica dalla quarantena
forzata.
L’emergenza ancora non è passata e i dati di oggi
subiranno gli aggiornamenti di domani. Gli insegnamenti di queste
settimane, le relazioni costruite, la rabbia e la disperazione, ma anche la felicità,
l’orgoglio e la stima, dovranno trovare un respiro più ampio della falsità
dell’eroe o del lamento per il martire o ancor più della rivendicazione
immediata, reattiva e corporativa che grida più al premio che non al
cambiamento.
Quello che si è appreso in questi mesi - e che è costato (e
continua a costare) un alto prezzo in vite umane - dovrà essere investito in un
impegno che si prolunghi nel tempo per avere una società migliore, per evitare
che i torti vengano cancellati, per ricordare che una pandemia risponde non
solo agli agenti infettanti, ma anche a chi, qualche mese fa, a Rimini,
affermava che in fondo dei medici di famiglia se ne può fare anche a meno,
perché non ci va più nessuno. Passerà il tempo degli eroi e si dovrà onorare i
martiri – tutti – nel solo ed unico modo possibile: costruire le
condizioni che non permettano più lo sfacelo che è stato.