Impatto psicologico
della pandemia Covid-19 sugli infermieri
Gli effetti psicologici secondari alla pandemia sono legati
ai più svariati motivi: dall’incertezza della durata della crisi, alla mancanza
di terapie comprovate o all’assenza di un vaccino; alla carenza di DPI, fino
alla paura di contagiarsi o contagiare un membro della propria famiglia.
Gli studi condotti a livello internazionale hanno
evidenziato come l’impatto psicologico secondario al COVID–19 sia analogo a
quello emerso nelle pandemie precedenti, come la SARS o l’influenza da H1N1.
Tutti gli studi mettono in luce come gli effetti principali sugli operatori siano ansia, depressione, attacchi di panico e come tutti questi elementi siano più intensi fra coloro che operano in un’U.O. a contatto con la malattia da COVID, o fra coloro che hanno famigliari o amici affetti da COVID.
Gli studi condotti in
Cina
Uno studio condotto a Wuhan di Zhang et al. (2019) ha preso
in esame 994 persone, tra personale medico e infermieristico. Agli operatori è
stato somministrato un questionario, utilizzando scale validate riguardanti il
disturbo d'ansia, l'insonnia, la depressione e l’angoscia.
L’indagine ha messo in luce che il 36,9% aveva disturbi
psicologici sotto la soglia, il 34,4% aveva disturbi lievi, il 22,4% aveva
disturbi moderati e il 2% ha avuto gravi disturbi, con una percentuale più alta
nelle giovani donne
Un altro studio di Lai et al. (2019) condotto sempre in Cina
e che ha coinvolto 1257 operatori sanitari, ha anch’esso analizzato i sintomi
di depressione, ansia, insonnia, attraverso la somministrazione di un
questionario e con l’utilizzo di scale che misurano l’ansia (Generalized
Anxiety Disorder scale) e scale che misurano l’insonnia (Insomnia Severity
Index).
Fra gli intervistati, il 60% erano infermieri e i restanti
erano medici e il 60,5% del totale erano in servizio a Wuhan. Sul totale, circa
il 50,4% ha riportato depressione; il 44,6% ansia, il 34% insonnia e il 71,5%
angoscia.
Lo studio arabo
Lo studio arabo di Temsah et al. (2020) condotto in Arabia
Saudita, ha coinvolto 582 operatori sanitari a cui è stato somministrato un
questionario mirato ad indagare l’impatto del COVID e l’eventuale disturbo da
stress post traumatico.
Gli operatori coinvolti, di cui circa il 62% erano
infermieri, operavano tutti in terapie intensive o reparti d’urgenza. La
maggior parte degli operatori sanitari coinvolti, secondo la scala del disturbo
d’ansia generalizzata, presentava ansia e fra questi il 68,25% ansia lieve, il
20,8% ansia moderata, l’8,1% ansia alta moderata e il 2,9% ansia molto alta.
Ansia e attacchi di
panico tra gli infermieri, una revisione della letteratura
Nel giugno scorso è stata anche pubblicata una revisione della letteratura, condotta da Luo et al. (2020) che ha preso in esame 62 studi internazionali di 17 diversi paesi condotti su operatori sanitari, cittadini e pazienti e di questi, 19 studi prendevano in esame esclusivamente gli operatori sanitari.
Gli studi hanno messo in luce come l’ansia sia uno dei
fenomeni più frequenti, sia fra gli operatori sanitari che fra cittadini e
pazienti, con una prevalenza fino al 33%. La depressione è il sentimento più
studiato dopo l’ansia, anch’essa presente fra operatori sanitari, pazienti e
cittadini, ma con una maggiore prevalenza fra i pazienti, rispetto agli
operatori sanitari, con un picco fino al 32%. Per quanto riguarda angoscia,
stress e disturbi da stress post–traumatico, la prevalenza è analoga fra
cittadini e operatori sanitari, con un 35% sul totale.
Dalla revisione è emerso che il sesso femminile, un basso
status socio–economico e l’isolamento sociale, sono fattori di rischio per lo
sviluppo di ansia, stress o angoscia. Fra gli operatori sanitari, inoltre, è
emerso che gli infermieri che lavorano in prima linea e hanno un contatto
diretto con i pazienti COVID – 19 hanno disagi psicologici maggiori.
SARS-CoV-2, cosa
genera stress negli operatori sanitari
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato un documento
dal titolo “Indicazioni ad Interim per la gestione dello stress
lavoro–correlato negli operatori sanitari e socio–sanitari durante lo scenario
emergenziale SARS–COV-2”, che vuole essere una guida e un supporto a tutti gli
operatori impegnati a gestire la pandemia.
Nel documento vengono
elencati alcuni fra i principali elementi che generano stress negli operatori
sanitari, fra cui:
·
Esposizione al rischio biologico
·
Mancanza di DPI
·
Carico di lavoro eccessivo
·
Gestione di pazienti complessi
·
Assenza di cure efficaci
·
Aumento di responsabilità
·
E alcuni elementi fonte di disagio, come:
·
Sentimenti di vulnerabilità e perdita di
controllo
·
Paura per la propria salute e quella dei propri
famigliari
·
Isolamento dalle proprie famiglie
·
Difficoltà o impossibilità a condividere
sentimenti ed emozioni legate al lavoro
·
Paura
·
Rabbia
Tenuto conto degli effetti del COVID-19 sugli operatori
sanitari il documento suggerisce alcuni spunti utili per gestire al meglio la
pandemia e ridurre i disagi correlati ad essa. Fra gli interventi utili da
applicare, vengono suggeriti:
Una migliore
comunicazione all’interno dell’équipe, ma anche un miglior passaggio di informazioni
a tutti i livelli:
·
Una migliore organizzazione dei tempi di lavoro
·
Una migliore condivisione e lavoro di équipe
·
Una maggiore valorizzazione degli operatori