28 maggio 2020

Cosa abbiamo imparato dalla pandemia per il futuro dell’assistenza


Non è certo ancora tempo di bilanci perché nulla si è concluso davvero, ma è necessario comunque uno sguardo indietro sulla situazione creata dalla pandemia COVID-19 negli ultimi tre mesi, per fare il punto su come questo periodo è stato vissuto – e si sta vivendo – dagli infermieri e su quelli che possono essere gli insegnamenti per tutti per un futuro migliore.
Lasciando per il momento da parte i problemi ormai noti della retribuzione, tra le più basse d’Europa e della carenza che ci pone agli ultimi posti sempre in Europa, che sicuramente andranno trattati e risolti definitivamente, come la stessa Federazione ha già messo nero su bianco al Governo e alle Regioni, la pandemia ha dimostrato anzitutto gli errori di programmazione pregressi, quando cioè si è puntato di più sull’organizzazione della rete ospedaliera, lascando da parte gli aspetti della prevenzione e la rete territoriale di assistenza.
I professionisti hanno dovuto affrontare l’eccezionalità dell’evento con gli schemi organizzativi esistenti – spesso rivoluzionati dall’evolversi dell’emergenza – e con gli strumenti a loro disposizione.

Non molti strumenti a dire la verità, perché dopo anni di tagli alla spesa sanitaria, si è rivelata dannosa la diminuzione costante di personale e il nostro sistema sanitario che poggia sui tre pilastri di ospedale, territorio e prevenzione, ha visto assistenza territoriale e prevenzione doversi scontrare con quella ospedaliera per riuscire a recuperare risorse, anche a livello regionale non per evolversi, ma almeno ‘per farcela’.

25 maggio 2020

Infermieri né eroi né martiri

Articolo del sito: nurse24.it;

Gli insegnamenti di queste settimane, le relazioni costruite, la rabbia e la disperazione, ma anche la felicità, l’orgoglio e la stima, dovranno trovare un respiro più ampio della falsità dell’eroe o del lamento per il martire o ancor più della rivendicazione immediata, reattiva e corporativa che grida più al premio che non al cambiamento. Quello che si è appreso in questi mesi - e che è costato (e continua a costare) un alto prezzo in vite umane - dovrà essere investito in un impegno che si prolunghi nel tempo per avere una società migliore, per evitare che i torti vengano cancellati.

L’impressione è che molto presto degli eroi rimarrà poco

L’ultimo report dell’Inail in merito al contagio da Sars-CoV-2 sul lavoro prende in considerazione il periodo che intercorre dalla fine di febbraio al 15 maggio, rivelando la cifra di 43.399 denunce, con un aumento di 6.047 casi, corrispondente al 16,2% circa rispetto ai 37.352 rilevati in data 4 maggio.

L’età media dei contagiati è di 47 anni e nel 71,7% si tratta di lavoratrici. In aumento anche gli esiti infausti (42) portando i decessi al totale di 171, che hanno, come valore mediano dell’età per entrambi i sessi, i 59 anni, di cui il 82,5% dei colpiti è di sesso maschile.

Le regioni del Nord-Ovest continuano ad avere più della metà delle denunce (55,2%) e dei casi mortali (57,9%), con alte percentuali legate alla sola Lombardia: 43,9% dei decessi e il 34,9% dei contagi.

Le professionalità maggiormente interessate continuano ad essere quelle dei tecnici della salute (in cui prevalgono gli infermieri), seguite da oss e da medici. In buona sostanza si conferma l’andamento delle rilevazioni delle scorse settimane dove alla narrazione del sanitario eroe si affianca quella del sanitario martire.

24 maggio 2020

Ddl contro la violenza sugli operatori sanitari: bene il via libera alla Camera. Tempi rapidi per la legge


Articolo del sito: Fnopi.it; 

“È una bella notizia che il disegno di legge contro la violenza sugli operatori sanitari abbia fatto un ulteriore passo avanti e sia stato approvato dalla Camera”, commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, il via libera a Montecitorio del Ddl, con alcune modifiche, che lo fanno tornare ora di nuovo al Senato.

Ogni anno circa 5mila infermieri subiscono violenze fisiche o verbali: circa 13-14 al giorno.
L’89,6% degli infermieri è stato vittima, secondo una ricerca condotta dall’Università di Tor Vergata di Roma, di violenza fisica/verbale/telefonica o di molestie sessuali da parte dell’utenza sui luoghi di lavoro.

In base ai dati rilevati si può dire che praticamente circa 240mila infermieri su 270mila dipendenti durante la loro vita lavorativa abbiano subito una qualche forma di violenza, sia pure solo una aggressione verbale.

Di tutte le aggressioni (secondo l’Inail) il 46% sono a infermieri e il 6% a medici (gli infermieri sono i primi a intercettare i malati al triage, a domicilio ecc. e quindi quelli più soggetti).

17 maggio 2020

Covid. Rapporto Onu: “Le donne stanno pagando il prezzo più alto”


Articolo del sito: quotidianosanità.it

La pandemia rischia di provocare un effetto devastante sulla condizione femminile nel mondo, non solo nei Paesi in via di sviluppo. Milioni di posti di lavoro persi, aumento esponenziale di ore non retribuite da dedicare alla cura della famiglia, dei bambini e degli anziani. “Un mix esplosivo, che rischia di cancellare, come mai prima, diritti e opportunità per la popolazione femminile”, dice il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres. 

Le donne, giovani e meno giovani, stanno pagando il prezzo più alto della pandemia in termini economici, sociali e di riconoscimento dei diritti. L’affermazione del Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, non lascia spazio a equivoci.

12 maggio 2020

Il ministro agli infermieri: “La vostra è una professione essenziale per il Ssn”


Articolo di Fnopi.it; 

Oggi, 12 maggio 2020, nella Giornata internazionale dell’infermiere che quest’anno celebra anche i 200 anni dalla nascita di Florence Nightingale, madre dell’infermieristica moderna ed è il giorno clou dell’anno dell’infermiere proclamato dall’OMS, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha inviato alla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche un messaggio di augurio, apprezzamento e, al tempo stesso, di impegno per il riconoscimento della professione.

”Nella prova durissima che l’Italia si è trovata ad affrontare – ha scritto il ministro nella lettera inviata alla presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – l’impegno speso per vincere questa sfida ha assunto il volto degli infermieri che, insieme ai medici e agli altri professionisti e operatori sanitari, abbiamo visto in prima linea nei giorni più drammatici”.

“Il volto di una professione, e della storia che celebriamo oggi – prosegue il ministro – sinonimo di vocazione al servizio degli altri. Il vostro lavoro, da sempre essenziale al funzionamento del Servizio sanitario nazionale, mai come in questa stagione ha rivestito, e rivestirà sempre di più, un ruolo fondamentale nei servizi sul territorio, negli ospedali, ma anche a domicilio, nel contatto stretto con le famiglie”.

“Un lavoro che va sostenuto – conclude Speranza – con un impegno altrettanto concreto da parte dello Stato per una tutela forte del diritto costituzionale alla salute”.

05 maggio 2020

Indicazioni ISS per prevenzione e controllo nelle RSA

Articolo del sito: nurse24.it; 

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) l’età media dei pazienti deceduti e positivi al COVID-19 è di 81 anni, circa il 60% dei contagiati ha un’età superiore ai 60 anni e il 95% dei decessi avviene in persone con più di 60 anni e con patologie croniche preesistenti. Gli anziani e le persone affette da patologie croniche rappresentano quindi la popolazione più a rischio nell’attuale era COVID-19. Tutti gli assistiti all’interno delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) sono quindi da considerarsi particolarmente a rischio.

Come prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 nelle RSA

  • Prevenire l’ingresso in struttura di casi COVID-19 Preparazione della struttura ad eventuali casi positivi. Sospensione delle attività di gruppo previste precedentemente e della condivisione degli spazi comuni
  • Formazione specifica del personale per la conoscenza e la corretta adesione delle precauzioni standard e delle procedure di isolamento
  • Formazione dei residenti ed eventuali visitatori
  • Elaborazione di promemoria visivi (ad esempio poster) per sensibilizzare e promuovere i comportamenti corretti
  • Sorveglianza attiva delle infezioni a carattere respiratorio tra i residenti e gli operatori
  • Restrizione dell’attività lavorativa degli operatori sospetti o risultati positivi al test per SARS-CoV-2
  • Monitoraggio degli interventi attuati
Formazione specifica del personale

Tutto il personale sanitario e di assistenza, inclusi gli addetti alle pulizie, devono ricevere una formazione specifica riguardo la prevenzione e il controllo delle ICA (infezioni correlate all’assistenza) e su come prevenire la trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.

La formazione dovrebbe essere effettuata tramite sessioni obbligatorie di non più di 2-3 ore che prevedano anche esercitazioni pratiche, come ad esempio la procedura di igiene delle mani e di vestizione e svestizione dei dispositivi di protezione individuale (DPI).

02 maggio 2020

Dal 4 maggio comincia un viaggio diverso #AtmMilano

Post del sito: medium.com;

Il distanziamento disposto dalle autorità riduce notevolmente la capienza dei mezzi e richiede un cambio di abitudini per i passeggeri del trasporto pubblico. Ecco tutto quello che c’è da sapere. 

Il mondo è cambiato e cambia anche il modo di muoversi . Il distanziamento sociale di 1 metro, stabilito dalle norme per la salute come misura indispensabile, e a cui gli operatori di mobilità come noi devono attenersi, impone limiti fortissimi al trasporto pubblico, un sistema per sua natura pensato per spostare grandi quantità di persone.

La capienza dei mezzi si riduce al 25% 

La misura del distanziamento riduce drasticamente il numero di passeggeri che potremo trasportare, il 25% rispetto a quelli che accogliamo in condizioni di normale capienza. 


Questo vuol dire che durante la Fase 2, la nostra rete non sarà più in grado di trasportare lo stesso numero di persone che trasportava prima dell’emergenza sanitaria. 

01 maggio 2020

Milano, infermiera si suicida impiccandosi. Lavorava in reparto Covid

Articolo del sito nurse24.it, 

Tragedia a Milano, dove un'infermiera si è tolta la vita impiccandosi. Dal reparto di penumologia dell’Ospedale San Carlo di Milano era stata spostata in uno dei reparti COVID-19, dove è rimasta in servizio sino all’ultimo giorno che ha vissuto in un reparto di quelli brutti, dove molti vanno a morire.

Mary è stata ritrovata morta dai due figli adolescenti, in casa. Nelle ultime settimane si occupava principalmente dei pazienti affetti da Coronavirus, in base ad una riorganizzazione del personale operata dalla direzione. È rimasta in servizio sino all’ultimo giorno che ha vissuto in un reparto di quelli brutti, dove molti vanno a morire, ha riferito un collega.Dopo i casi di Jesolo e di Monza si registra un nuovo suicidio tra il personale infermieristico impegnato nella lotta contro il Coronavirus: si tratta di Mary Monteleone, che lavorava presso l'ASST Santi Paolo e Carlo di Milano dove dal reparto di pneumologia era stata spostata in uno dei reparti COVID-19.

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